“IO VALGO? TU DI PIU’”

Chi ha prevalentemente uno stile “passivo”

Probabilmente, in un contesto di relazione con una o più persone, più o meno consapevolmente, non difende i propri diritti e trascura i propri bisogni. Chi ha uno stile passivo, fa fatica a manifestare le proprie opinioni e le proprie emozioni, si critica, si auto-svaluta, inventa scuse, rimanda le decisioni, sfugge alle responsabilità, utilizza il risultato delle prestazioni come indice del proprio valore personale. Le emozioni che chi ha questo stile più spesso si ritrova ad affrontare sono la rabbia repressa, la colpa, la paura, la tristezza, l’ansia e la frustrazione. Chi è in relazione con una persona con uno stile passivo, se inizialmente potrebbe provare simpatia/piacevolezza, alla lunga potrebbe provare imbarazzo, noia, antipatia o perfino irritazione di fronte al messaggio implicito dell’interlocutore: “non conto, non valgo niente”, “io sono debole”, “tu sei superiore”, “i miei modi di pensare non contano, contano solo i tuoi”. L’avere uno stile comunicativo passivo offre dei vantaggi a breve termine e delle conseguenze particolarmente negative a lungo termine. A breve termine potrebbe aiutare a: ridurre l’ansia, rimuovere o neutralizzare il senso di colpa, ottenere un “rinforzo sociale”. A lungo termine, avere uno stile passivo potrebbe portare ad una perdita di autostima, la diminuzione del senso di autoefficacia, difficoltà nella gestione delle relazioni, insoddisfazione relazionale, senso di solitudine, rischio di esplosioni improvvise di aggressività, probabilità di comparsa di patologie fisiche psicosomatiche.

Da: F. Baggio (2013). Assertività e training asserivo. Teoria e pratica per migliorare le capacità relazionali dei pazienti. Franco Angeli: Milano.